I tutori di ginocchio si prefiggono di annullare movimenti, o gradi di movimento, giudicati intempestivi in determinate situazioni, o periodi di tempo, per il ginocchio.
In questo intento di controllo, si limita fino a un certo punto la libera capacità funzionale del ginocchio, ricercando un equilibrio tra mobilità, stabilità desiderata e conservabile.
In questa prima parte, alcuni riferimenti del passato, per vedere i primi utilizzi di questo tutore e scoprire così le differenze di materiali ed utilizzo nei tutori moderni.

 

Sul finire degli anni ’60, il dottor Robert F. McDavid sviluppa una stecca con cerniera singola posizionata lungo l’esterno del ginocchio, l’obiettivo è quello di proteggere un ginocchio precedentemente infortunato.
La stecca piatta era realizzata in policarbonato cucita poi all’interno di una tasca, fissata poi sopra e sotto il ginocchio per mezzo di cinghie in velcro o nastro.

 

 

 

Nello stesso periodo, presso il Lenox Hill Hospital Brace Shop (New York, New York) realizzato il tutore per derotazione Lenox Hill realizzato da Castiglia e dal suo staff.
Viene utilizzato con successo da molti pazienti con ginocchia instabili (la maggior parte soddisfatti dell’utilizzo), inclusi pazienti anziani con artrite, adolescenti con instabilità congenita e atleti professionisti.
La combinazione del tutore Lenox Hill include non solo l’asse di movimento scorrevole, corrispondente all’asse di movimento dell’articolazione, ma anche un secondo cuscinetto per le gambe sotto il ginocchio, una seconda cinghia di derotazione e un arresto per l’iperestensione.

Il tutore per derotazione è un progresso significativo nei modelli di tutore per sostenere le ginocchia instabili croniche e ricostruite chirurgicamente.

 

Ad oggi sul mercato esistono un gran numero di modelli e varianti.
I tutori, vengono indicati dopo valutazione medica dello specialista in relazione con l’importanza della lesione, l’età, il tipo di attività del paziente.
Possono costituire l’unico trattamento o essere complementari e/o posteriori ad un trattamento chirurgico.
Nel prossimo blog vedremo i modelli attuali maggiormente utilizzati, e le loro principali differenze tecniche.

Dott. Calloni – Tecnico Ortopedico