La prima visita dallo psicologo ha inizio ancora prima della visita vera e propria: il processo parte già dal primo contatto.
Durante il primo contatto con il terapeuta, telefonico o digitale, si pongono infatti già le prime domande e si risponde ai primi dubbi portati dal futuro paziente. In genere questi dubbi riguardano gli incontri, quale sarà il processo, il compenso economico e il tipo di impegno richiesto.
Dopo essersi accordati per giorno e orario, ci si incontra alla prima visita.
In genere durante la prima visita si indaga il motivo che ha spinto alla consultazione: il problema emergenziale del momento oppure la necessità di scoprire nuovi aspetti di sé. Ricordiamoci infatti che dallo psicologo non si va solo quando c’è un problema o un disagio ma anche per esplorare il proprio funzionamento, per capire meglio come funzioniamo e come reagiamo ai vari eventi o fasi di vita.
La prima seduta inizia dal paziente: si può procedere a ruota libera su cosa stia accadendo in questo momento, sui problemi, i pensieri e le emozioni oppure può esserci una modalità più impostata sulle domande, a seconda di come ci si sente durante la seduta. E’ infatti normale durante un primo colloquio provare imbarazzo o non sapere bene come muoversi o cosa dire.
In genere si prosegue poi con una fase più anamnestica ossia con una serie di domande che riguardano il problema, lo status personale, lavorativo, abitativo e famigliare per avere un’idea generale del contesto all’interno del quale è inserito il paziente. Questa fase di raccolta anamnestica in genere dura qualche seduta, poiché è difficile riassumere la storia di vita del paziente in un’ora.
La prima seduta quindi può estendersi alle prime sedute, dove si continua a raccogliere informazioni, punti di vista ed ipotesi circa ciò che sta succedendo.
A seconda dell’approccio lavorativo e teorico dello specialista possono essere poi somministrati dei questionari oppure dei test. I questionari e i test possono essere utili al professionista per avere un’idea più quantitativa del problema, integrati poi con la parte qualitativa del colloquio.
Durante il primo colloquio è anche il terapeuta a spiegarsi: si mostra infatti come si lavora, qual è l’approccio teorico e le proprie competenze personali e il proprio tariffario.
Si conclude poi rispondendo a domande, dubbi o paure. Si precisa che la durata del percorso terapeutico non può essere stabilito a priori poiché dipende dal problema, dagli eventi che intercorrono e dall’emergere di nuove consapevolezze.
Si procede quindi a stabilire insieme la cadenza degli incontri, trovando un punto di incontro tra terapeuta e paziente e si stabilisce un piano di lavoro.
Con pazienti minorenni il procedimento è un po’ diverso: trattandosi di minori infatti si fa un incontro anche con i genitori. A seconda dell’età del minore può essere utile vedere prima il minore e poi i genitori o viceversa, oppure fare un incontro congiunto con dei momenti separati. Questo va deciso caso per caso ma gli incontri con i genitori in caso di minori sono fondamentali.
Ovviamente qualsiasi primo colloquio termina con la firma del consenso informato e del modulo della privacy ossia una sorta di “contratto” che vincola entrambi le parti.
Qualora però ci fosse una necessità di un invio ad uno specialista diverso, ad una presa in carico pubblica o qualsiasi altro problema si decide insieme quale possa essere il percorso migliore.
Per qualsiasi informazione o per fissare un colloquio con la psicologa del centro potete contattare lo studio 2emmeRIAB.
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